DEF ‘transitorio’ e difficoltà a trovare le risorse per il bonus tredicesime non aiutano ad essere ottimisti
Il fattore incertezza condiziona fortemente l’opinione di imprese e consumatori nel mese di aprile. Il clima di fiducia delle famiglie è peggiorato ad aprile per il secondo mese consecutivo e con un’intensità (-1,3 punti) ben superiore a quanto registrato a marzo (-0,5 punti). Dati che evidenziano come le famiglie, dopo aver contrastato l’inflazione riducendo la quota destinata ai risparmi, si trovino ora prive di ulteriori leve con cui conservare i livelli di spesa.
Così Confesercenti sui dati Istat relativi al clima di fiducia di consumatori e imprese.
Anche le imprese registrano una flessione di 1,2 punti percentuali del loro sentiment, abbastanza omogenea tra i diversi settori: il commercio in particolare registra un -1,5%, mentre i servizi di mercato -1,2 punti. Anche il settore turistico – la cui fiducia cala per il quarto mese consecutivo – mostra segnali di fragilità, nonostante la tenuta dei flussi di visitatori dall’estero.
A pesare è la frenata della domanda italiana, avvertita soprattutto nelle località che non sono destinazione del turismo internazionale e dovuta alle minori disponibilità delle famiglie e all’aumento dei costi dei trasporti.
Considerando che peggioramenti sono stati registrati anche nel clima di fiducia delle imprese manifatturiere e delle costruzioni, la prospettiva che si apre è che l’economia italiana venga a ritrovarsi in una situazione in cui nessun settore fornisce più un sostegno alla tenuta del ciclo economico. Ciò proprio mentre si pone la necessità di programmare il rientro dal deficit più alto d’Europa.
Per quanto ci riguarda preoccupa fortemente una possibile contrazione della propensione di spesa. La presentazione di un DEF per forza di cose ‘transitorio’, che non permette ancora di delineare le prospettive future e le dichiarazioni, poi ridimensionate, per interventi sulle tredicesime non aiutano.
Le stesse preoccupazioni su un ritorno alla crescita dell’inflazione e di un possibile rinvio della riduzione dei tassi di interesse raffreddano il clima di fiducia in perfetta sintonia con l’andamento climatico di questi giorni. A tal riguardo, Confesercenti ha già avvertito del rischio che, in caso di mancata conferma degli sgravi contributivi, la crescita dei consumi delle famiglie possa segnare un drastico rallentamento nel 2025, con un incremento pari ad appena lo 0,2%, dall’1% atteso per l’anno in corso.
L’annuncio sulla mancanza di coperture per il “bonus tredicesime”, rivela quanto sia fondata questa preoccupazione. Di per sé il bonus avrebbe un impatto limitato sui consumi delle famiglie, con una spesa addizionale che valutiamo non superiore allo 0,1% rispetto alle tendenze in essere, ma le difficoltà nel reperire le limitate risorse necessarie anticipano i vincoli ben più rilevanti con cui ci si confronterà in sede di predisposizione della legge di bilancio, quando occorrerà completare il finanziamento del taglio delle aliquote già operato e verificare la possibilità di ampliare l’alleggerimento fiscale.